E' uscita la data.
E l'angoscia latente è diventata tristezza esplicita. E' esplosa senza chiedere permesso.Senza controllare che fosse un buon momento,da rovinare.E' esplosa,fottendosene delle conseguenze.
Maledetta,tristezza.
E sono lacrime.che non si fermano neanche dentro un abbraccio che so vero.
Perchè io non mi basto. Non mi basto,cazzo.
Sono giunta ad un traguardo.
Per quanto una laurea non valga poi molto.per quanto mi dico che quel pezzo di carta non sia buono neanche per pulirsi il culo,è pur sempre un traguardo. Raggiunto. Con fatica.da chi a volte fa fatica ad arrivare a domani.A superare una notte,sentendo che può respirare,se si impegna. Ho raggiunto un traguardo importante.Importante proprio perchè raggiunto in ritardo. Un percorso dissestato rende difficile il transito.e se nonostante questo,giungi al traguardo,dovresti gioire il doppio.
E io invece.
Mi pare che sia stato tutto inutile. Non sento gioia,nè soddisfazione. Sento solo tanta solitudine.
Se un giorno incontri qualcuno,che ti dice che sta per laurearsi la domanda viene spontanea.In che?e la tesi,su cosa?
se poi è qualcuno che conosci in genere la curiosità è maggiore.
se poi è qualcuno a cui vuoi bene,ti interessi,dei suoi interessi.
se poi è qualcuno che ami,il suo lavoro,i suoi pensieri,i suoi sforzi sono i tuoi,interessi.
Quindi l'equazione è semplice.anche per me che ho smesso di studiare matematica in terza media.che alle superiori la matematica non c'era,da noi.c'erano i casi umani. L'equazione è di una semplicità che rasenta la stupidità.
La mia tesi è stampata da un mese,in doppia copia.ed è ancora nella busta di plastica della copisteria.non una domanda.
E poi mi si chiede perchè non ho incluso una pagina di ringraziamenti,io.che si usa,di solito.che è buona cosa. certo. in genere.
io non sono in genere. Sento che ho paura che arrivi quel giorno perchè tutti in quel giorno fanno qualcosa,con qualcuno.e io non me la sento.di essere ipocrita.ma neanche di sentire più forte che mai tutta la differenza.la differenza ferisce,quando non fa che ribadirsi ed esplicitarsi.in tutto e per tutto.verso tutti. la differenza è una particolarità.un marchio di unicità,una marcia in più. eppure si traduce in svantaggio.in solitudine,se non viene compresa.se non trova una diversità che accetti la diversità diversa diventa handicap. Paura di non riuscire a restare seria,mentre la commissione mi stringe la mano.Paura di non riuscire a non urlare contro il fotografo della facoltà,quando proverà a fare una foto fissando il suo obbiettivo verso di me.Paura di non riuscire a trattenere le lacrime,anche in questa circostanza.Paura di sentire la mia voce affrettarsi a specificare che è commozione,quando non è vero.
E' tristezza,cazzo.
Paura di avere gente in casa e poi aver solo voglia di ubriacarmi e scappare via.lontano da gente a cui non importa niente di me.gente che non mi conosce.gente che non voglio.
Paura.
Di essere diversa,e sola.ancora una volta. anche il giorno della mia laurea.di un traguardo. un traguardo è una meta,anche se parziale.
io ai professori,ai miei genitori,a chi mi chiedeva cosa volessi fare della mia vita rispondevo che non importava cosa,ma CHI.
io affermavo di poter pulire cessi di una stazione di servizio per tutta la vita,se avessi avuto accanto qualche persona da amare,che mi amasse,a sua volta.
Se questa era la mia meta,bè,questo traguardo non è che un paletto piantato fuori sentiero. non è una meta neanche parziale. perchè in questi anni qui,di chi c'era non c'è più nessuno.chi ho trovato,è già sparito.e che troverò,non ci credo più.non cerco neanche più. le persone che ho amato nella mia vita,e quelle che amo,ancora,adesso.che si contano sulle punta delle dita.e per ogni dito,sento un'amputazione. per ogni singolo dito.
mi amputo,da un pò.
e sono ferma,da un pò.
e continuo a sentire forte e chiaro solo lo stesso messaggio.che sto sbagliando tutto.con tutti. continuo a sentire i calci nel culo.una botta dietro l'altra.da persone incapaci di confrontarsi.capaci di dare calci nel culo,e pugnalate.rigorosamente alle spalle,però. occhi negli occhi,solo ipocrisia.
questa gente mi fa schifo.questo mondo mi fa schifo.
e un traguardo che non è altro che un paletto fuori sentiero rispetto alla mia meta non fa che acutizzare questa sensazione di fondo.che c'è sempre,resta,perennemente,dentro.ma a volte il livello di indignazione sale.col senso di disgusto.e vomito.e allora si vomita.tutto. e ci si sente svuotati,di tutto il marcio.
ma anche vuoti,di quel che si era.
vuoti,e privi di forza.e privi di fame.
e vengo travisata,sempre.
e non arrivo mai come sono.
e se arrivo non vado bene.
e io sono di nuovo tanto stanca.
e di nuovo,nel momento più sbagliato.
e sono giorni di lacrime che non si fermano,neanche dentro un abbraccio che so vero.
e questo è quello che sempre,fa più paura.
a me.
non bastarmi.
ed avere timore di me.
di quello che io so.
e di quanto so che nessun altro ha consapevolezza di me.
paura.
cosa rimane,dentro[?]
la domanda è già lì,scritta. la risposta era forse quello che cercavo,quando ho proposto la domanda. indietro,solo l'eco delle mia parole [come sempre] scrivo a raffica.
e questo rende [se è possibile] ancora meno interessanti,le mia parole. sono "normali",ormai. come se una depressione protratta perdesse d'importanza,invece di acquistarla. come se riacquistasse importanza solo di fronte ad un aggravamento improvviso e imprevedibile.che poi imprevedibile non lo è mai. come se fossimo importanti solo quando è troppo tardi.
come se essere depressi fosse una colpa di chi ha la sensibilità per accorgersi di quanto schifo il mondo fa. la colpa della depressione è di chi quello schifo non lo sente.ma lo fa. non voglio più niente. eppure voglio ancora tutto. penso di meritare tutto. ma non in questo mondo. ho sbagliato epoca.stato.continente.pianeta.galassia. ho sbagliato me stessa.
forse sarebbe più modesto pensarla così.più realistico,anche.
continuo a sbagliare me.
eppure non mi vorrei diversa.
e a questa percezione non c'è rimedio,temo.
Temo.
E l'angoscia latente è diventata tristezza esplicita. E' esplosa senza chiedere permesso.Senza controllare che fosse un buon momento,da rovinare.E' esplosa,fottendosene delle conseguenze.
Maledetta,tristezza.
E sono lacrime.che non si fermano neanche dentro un abbraccio che so vero.
Perchè io non mi basto. Non mi basto,cazzo.
Sono giunta ad un traguardo.
Per quanto una laurea non valga poi molto.per quanto mi dico che quel pezzo di carta non sia buono neanche per pulirsi il culo,è pur sempre un traguardo. Raggiunto. Con fatica.da chi a volte fa fatica ad arrivare a domani.A superare una notte,sentendo che può respirare,se si impegna. Ho raggiunto un traguardo importante.Importante proprio perchè raggiunto in ritardo. Un percorso dissestato rende difficile il transito.e se nonostante questo,giungi al traguardo,dovresti gioire il doppio.
E io invece.
Mi pare che sia stato tutto inutile. Non sento gioia,nè soddisfazione. Sento solo tanta solitudine.
Se un giorno incontri qualcuno,che ti dice che sta per laurearsi la domanda viene spontanea.In che?e la tesi,su cosa?
se poi è qualcuno che conosci in genere la curiosità è maggiore.
se poi è qualcuno a cui vuoi bene,ti interessi,dei suoi interessi.
se poi è qualcuno che ami,il suo lavoro,i suoi pensieri,i suoi sforzi sono i tuoi,interessi.
Quindi l'equazione è semplice.anche per me che ho smesso di studiare matematica in terza media.che alle superiori la matematica non c'era,da noi.c'erano i casi umani. L'equazione è di una semplicità che rasenta la stupidità.
La mia tesi è stampata da un mese,in doppia copia.ed è ancora nella busta di plastica della copisteria.non una domanda.
E poi mi si chiede perchè non ho incluso una pagina di ringraziamenti,io.che si usa,di solito.che è buona cosa. certo. in genere.
io non sono in genere. Sento che ho paura che arrivi quel giorno perchè tutti in quel giorno fanno qualcosa,con qualcuno.e io non me la sento.di essere ipocrita.ma neanche di sentire più forte che mai tutta la differenza.la differenza ferisce,quando non fa che ribadirsi ed esplicitarsi.in tutto e per tutto.verso tutti. la differenza è una particolarità.un marchio di unicità,una marcia in più. eppure si traduce in svantaggio.in solitudine,se non viene compresa.se non trova una diversità che accetti la diversità diversa diventa handicap. Paura di non riuscire a restare seria,mentre la commissione mi stringe la mano.Paura di non riuscire a non urlare contro il fotografo della facoltà,quando proverà a fare una foto fissando il suo obbiettivo verso di me.Paura di non riuscire a trattenere le lacrime,anche in questa circostanza.Paura di sentire la mia voce affrettarsi a specificare che è commozione,quando non è vero.
E' tristezza,cazzo.
Paura di avere gente in casa e poi aver solo voglia di ubriacarmi e scappare via.lontano da gente a cui non importa niente di me.gente che non mi conosce.gente che non voglio.
Paura.
Di essere diversa,e sola.ancora una volta. anche il giorno della mia laurea.di un traguardo. un traguardo è una meta,anche se parziale.
io ai professori,ai miei genitori,a chi mi chiedeva cosa volessi fare della mia vita rispondevo che non importava cosa,ma CHI.
io affermavo di poter pulire cessi di una stazione di servizio per tutta la vita,se avessi avuto accanto qualche persona da amare,che mi amasse,a sua volta.
Se questa era la mia meta,bè,questo traguardo non è che un paletto piantato fuori sentiero. non è una meta neanche parziale. perchè in questi anni qui,di chi c'era non c'è più nessuno.chi ho trovato,è già sparito.e che troverò,non ci credo più.non cerco neanche più. le persone che ho amato nella mia vita,e quelle che amo,ancora,adesso.che si contano sulle punta delle dita.e per ogni dito,sento un'amputazione. per ogni singolo dito.
mi amputo,da un pò.
e sono ferma,da un pò.
e continuo a sentire forte e chiaro solo lo stesso messaggio.che sto sbagliando tutto.con tutti. continuo a sentire i calci nel culo.una botta dietro l'altra.da persone incapaci di confrontarsi.capaci di dare calci nel culo,e pugnalate.rigorosamente alle spalle,però. occhi negli occhi,solo ipocrisia.
questa gente mi fa schifo.questo mondo mi fa schifo.
e un traguardo che non è altro che un paletto fuori sentiero rispetto alla mia meta non fa che acutizzare questa sensazione di fondo.che c'è sempre,resta,perennemente,dentro.ma a volte il livello di indignazione sale.col senso di disgusto.e vomito.e allora si vomita.tutto. e ci si sente svuotati,di tutto il marcio.
ma anche vuoti,di quel che si era.
vuoti,e privi di forza.e privi di fame.
e vengo travisata,sempre.
e non arrivo mai come sono.
e se arrivo non vado bene.
e io sono di nuovo tanto stanca.
e di nuovo,nel momento più sbagliato.
e sono giorni di lacrime che non si fermano,neanche dentro un abbraccio che so vero.
e questo è quello che sempre,fa più paura.
a me.
non bastarmi.
ed avere timore di me.
di quello che io so.
e di quanto so che nessun altro ha consapevolezza di me.
paura.
cosa rimane,dentro[?]
la domanda è già lì,scritta. la risposta era forse quello che cercavo,quando ho proposto la domanda. indietro,solo l'eco delle mia parole [come sempre] scrivo a raffica.
e questo rende [se è possibile] ancora meno interessanti,le mia parole. sono "normali",ormai. come se una depressione protratta perdesse d'importanza,invece di acquistarla. come se riacquistasse importanza solo di fronte ad un aggravamento improvviso e imprevedibile.che poi imprevedibile non lo è mai. come se fossimo importanti solo quando è troppo tardi.
come se essere depressi fosse una colpa di chi ha la sensibilità per accorgersi di quanto schifo il mondo fa. la colpa della depressione è di chi quello schifo non lo sente.ma lo fa. non voglio più niente. eppure voglio ancora tutto. penso di meritare tutto. ma non in questo mondo. ho sbagliato epoca.stato.continente.pianeta.galassia. ho sbagliato me stessa.
forse sarebbe più modesto pensarla così.più realistico,anche.
continuo a sbagliare me.
eppure non mi vorrei diversa.
e a questa percezione non c'è rimedio,temo.
Temo.
1 commento:
gran bel blog! ti seguirò con piacere!
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