martedì 5 maggio 2009

Tell me another story,please_[EasyCome_EasyGo]

.."si diceva che c'erano cose reali,ed impegnative.E cose che non lo erano,per lei che sapeva,ma che con un pizzico di fortuna potevano sembrarlo,agli occhi degli altri..e questo bastava,per indicare a se stessa la strada da percorrere..quella piu' facile.In fondo col tempo,avrebbe potuto credere anche lei alla favola che si era costruita intorno.In fondo col tempo avrebbe potuto,credendoci,viverci bene.Bastava non trovarsi piu' davanti agli occhi,costantemente,quello a cui stava rinunciando per avere quell'angolo di apparente serenità.E se per farlo avrebbe dovuto rinnegare,avrebbe rinnegato.In fondo era per se stessa che faceva tutto questo.E dopo una vita passata ad occuparsi di se stessa,cercando amore negli altri,provava a dirsi che era l'unico modo per essere felice era proprio quello.Rinnegare,cancellare,dimenticare.E ripartire,dalle uniche cose che poteva a vere.Qualcuno le aveva chiesto come potesse sputare nel piatto dove aveva mangiato fino a poco prima dicendo al mondo quanto la sua minestra fosse la piu' buona di tutte..ma lei era serena,perchè sapeva benissimo,di non averlo affatto detto al mondo,ma solo a chi aveva senso sapesse.E quindi ora,che sputava nel piatto,nessuno avrebbe notato nulla di strano..L'ambiguità,per tutto il tempo,era servita a questo..mettere sempre le amni avanti,per prepararsi al colpo.E infatti, ora che era pronta, non accusava alcun dolore.."


"..Aveva capito che bastava poco,veramente poco,per ottenere tutto[o quasi]tutto quello che voleva.Aveva capito che se piangeva,qualcuno sarebbe accorso.Aveva capito che lasciare socchiusa una porta,da dove si intravedono cose,aiuta.L'aveva capito.E aveva usato quello che aveva capito.nel migliore[peggiore]dei modi.Aveva capito che si poteva destare negli altri esattamente le sensazioni che si voleva,bastava saperlo fare[e lei sapeva di saperlo fare].Così,distinguendo il privato dal pubblico,aveva dosato,con estrema abilità,ed estremo controllo,le gocce che andavano di qua,e quelle che andavano di là.Dosare,e separare.Nel migliore[peggiore]dei modi.Cosa importava se questo comportava il dover usare dolori e problemi reali, ma degli altri. Cosa importa?Cosa importa..non importava..tutto,giustificava il suo fine[stare bene].Ma per stare bene aveva bisogno degli altri.E che quegli altri[che si era scelta]provassero esattamente quello che lei voleva.E i sentimenti possono essere indotti,così come le reazioni.Bastava saper calcolare,prevedere,non fare mai passi azzardati,senza riflettere a cause e conseguenza[e lei sapeva di poterlo fare].
E se questo comportava dire cose pesantissime[bellissime o bruttissime]l'avrebbe fatto.E se questo comportava di dover dire l'esatto contrario il giorno dopo,per giustificare l'allontanamento di una delle sue pedine,di fronte a tutte le altre lei l'avrebbe fatto.Cosa importava?L'unica cosa che importava era tenere ancora la partita aperta,la scacchiera sotto gli occhi,sotto controllo costante.Una pedina non conta niente,se resta ben separata da tutte le altre,si diceva.Percio' bastava allontanare definitivamente l'elemento di disturbo.Bastava far credere a tutti che quella pedina fosse impazzita,e vaneggiasse,per far sì che non avesse conseguenze sul suo futuro piu' immediato.Bastava fare quello che fece.Tanto la contraddizione era constatabile solo da parte di chi non serviva piu',di chi non avrebbe piu' avuto modo di dire la sua,quindi cosa importava?Non credeva piu' che potesse esserci una felicità vera,e così decise di giocare quella partita,molto tempo prima,senza curarsi del fatto che gli altri non erano pedine,nè giocatori..ma persone che tentavano di vivere.."

1 commento:

Asha Sysley ha detto...

E speriamo di essere trovate. Ma a volte chi ci trova non è colui che sognamo. E continuiamo a rincorrere le nostre paure e a volte fuggire dai nostri sogni.
La virità è che la gente gioca con noi, ma non sta alle nostre regole.
Le regole vengono cambiate nel piatto e le carte che si hanno in mano che sulle quali si è puntato il tutto per tutto, non hanno più alcun valore.
E ciò fa si che scompaiano come fumo. Lo stesso fumo che esce ora dalla mia sigaretta e che ricorda una ragazza riccia con i capelli legati e il sorriso per la bimba che tiene sulle gambe.
Lo stesso sorriso che dovrebbe tenere sempre in ogni suo passo.
Noi siamo il centro di tutto.

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